Gradisca, scoppia la grana del testamento biologico

IL PICCOLO (Gradisca) 17/03/2011 – Gradisca, scoppia la grana del testamento biologico

Un esponente radicale vuole depositare il documento ma il Comune dice no: ufficialmente una circolare interministeriale lo vieta. E scoppia la protesta

di Luigi Murciano

È battaglia a Gradisca sulle dichiarazioni di fine vita. La Fortezza era stata la prima municipalità del Friuli Venezia Giulia (e fra le prime cinque in Italia) ad avere approvato l’adozione del registro comunale per il testamento biologico. Ma in realtà a Gradisca – a differenza della vicina Cormòns- non è possibile depositare le proprie dichiarazioni anticipate sul fine vita e il trattamento medico da ricevere (o da rifiutare) nelle situazioni in cui dovesse perdere la capacità di esprimere la propria volontà. Non è ancora possibile, perlomeno.

Ironia della sorte, a farne le spese per primo è stato proprio uno degli attivisti che la battaglia per il testamento biologico in provincia di Gorizia l’ha portata avanti: Lorenzo Cenni, dell’associazione Trasparenza è partecipazione. L’esponente radicale, residente nella cittadina della Fortezza, si era presentato allo sportello dell’ufficio anagrafe del Comune di Gradisca per depositare le proprie intenzioni sul fine vita e il trattamento terapeutico, secondo il regolamento approvato dall’assemblea civica del centro isontino nei primi mesi del 2010. Ma si è sentito rispondere “picche” dagli impiegati dell’Ufficio anagrafe. «Come ente comunale dobbiamo attenerci a una circolare interministeriale inoltrata ai Comuni nel novembre del 2010 – ha spiegato al Piccolo la responsabile del servizio, Raffaella Scarparo – che di fatto afferma come nessuna norma di legge abiliti una municipalità a gestire il servizio relativo alle dichiarazioni anticipate di trattamento. Non abbiamo altra scelta che rispettare questa direttiva».

La circolare, firmata dai ministri Maroni (Interno), Sacconi (Politiche Sociali) e Fazio (Salute) afferma in effetti come la materia del fine vita rientri «nell’esclusiva competenza del legislatore nazionale» per quanto «non risulti da esso regolata», definendo l’intervento dei Comuni in questa materia «esorbitante» e gli effetti dei suoi eventuali provvedimenti «privi di effetti giuridici». «In tali materie una legge dello Stato è particolarmente necessaria perché vengono implicate anche altre materie come la tutela della salute, della famiglia e della privacy – prosegue la circolare . nell’ambito delle quali il Comune non può certamente agire in assenza di una disciplina statale. Iniziative del genere rischiano di ingenerare un uso distorto di risorse umane e finanziarie». Ma Cenni non ci sta. L’esponente radicale ha reiterato proprio al Comune di Gradisca la richiesta di deposito del proprio testamento biologico.

“Nel frattempo ha provveduto a pronunciarsi sul tema l’Anci, associazione dei Comuni italiani, la quale ha ritenuto legittimo che gli enti locali continuino a raccogliere le Dat, dichiarazioni anticipate di trattamento. Molti Municipi, infatti, hanno continuato a effettuare tale servizio, ignorando la circolare ministeriale». Una denuncia, quella dell’esponente radicale, che evidenzia «la disparità di trattamento tra i cittadini del Comune di Gradisca d’Isonzo e del vicino Comune di Cormòns. Quest’ultimo, meritoriamente, ha ignorato l’assunto della circolare ministeriale e ha dichiarato che continuerà a raccogliere i testamenti biologici. Speriamo in un atto di coraggio amministrativo e politico da parte dell’amministrazione comunale gradiscana”.

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