Sbriglia in sciopero della fame contro le carenze carcerarie

IL PICCOLO (Trieste) 14/08/2011 – Sbriglia in sciopero della fame contro le carenze carcerarie

Il direttore del Coroneo aderisce oggi alla protesta pacifica del radicale Pannella

Per 24 ore non toccherà cibo e, se le forze glielo consentiranno, eviterà anche di assumere liquidi. Enrico Sbriglia, direttore del Coroneo e segretario nazionale del Sindacato dei dirigenti penitenziari, oggi si unirà allo Satyagraha, la forma di protesta non violenta lanciata da Marco Pannella per accendere ancora una volta i riflettori sulle vergogne delle carceri italiane. «Un’iniziativa di indignazione civile a cui ho aderito con convinzione – spiega Sbriglia -, perchè lo spirito è coerente con ciò che da anni, da quando cioè dirigo il Sindacato, continuo a ripetere da anni. Partecipare, quindi, è un’esigenza quasi inevitabile. La stessa che, ad esempio, spinge ogni medico ad interessarsi dell’ospedale in cui lavora».

E pazienza se qualcuno criticherà la scelta di schierarsi a fianco di una battaglia così politicamente caratterizzata. Quando in gioco ci sono le libertà degli individui, ribatte Sbriglia, parlare di bandiere è tanto assurdo quanto dannoso. «Davanti ad un tema come questo, per me le appartenenze diventano ininfluenti. Se si entra nel campo della legalità e dei diritti umani, non si possono issare paletti partitici o ideologici. La fuga dalla legalità. a mio giudizio, deve unire le parti, non dividerle. Ecco perchè come segretario del sindacato, e non nella veste di direttore del Coroneo , ho sentito l’esigenza di dare il mio contributo all’iniziativa, indipendentemente dal fatto che sia stata promossa da un’icona politica come Marco Pannella».

Con una motivazione così forte alle spalle, la sfida del digiuno evidentemente non spaventa più di tanto. «Astenermi dal cibo per una giornata non potrà che farmi bene – scherza l’ex assessore comunale alla Vigilanza -. Scherzi a parte, non mangiare per 24 ore non sarà certo un dramma. Mi sembra al contrario un sacrificio modesto da sostenere in nome di un risultato fondamentale: evidenziare l’aggravarsi progressivo della situazione carceraria e stimolare una nuova e più consapevole presa di coscienza del problema. Non tanto nell’opinione pubblica, bensì nella classe politica, significativamente più indietro rispetto al sentire comune del Paese. La speranza è che l’adesione mia, e di tanti altri direttori di penitenziari italiani, sia interpretata dalle famiglie dei detenuti, dai detenuti stessi e dal personale come un nostro modo di dimostrare effettiva vicinanza ai problemi delle popolazione carceraria.

Una manifestazione di solidarietà da far arrivare in modo non violento (il termine Satyagraha indica proprio il tipo di lotta pacifica praticata nel tempo da grandi della storia come Gandhi, Martin Luther King e, di recente, Aung San Suu Kyi ndr). L’aspetto rivoluzionario dell’iniziativa infatti – conclude Sbriglia – sta proprio nel denunciare in modo civile la violazione delle norme in materia di detenzione a cui noi assistiamo ogni giorno». (m.r.)

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