Quando il rasta non basta

E’ triste commentare il sorgere della logica con la constatazione che quando si ha a che fare con persone che hanno i paraocchi mentali, non si può fare alcun ragionamento. Come Don Abbondio non poteva darsi il coraggio che non aveva, così anche i nostri eroi proibizionisti non possono darsi l’intelligenza che di certo difettano. Un esempio di fondamentalismo reazionario è l’attacco politico e ideologico che la manifestazione reggae più grande di Europa, il Rototom SunSplash, sta subendo in questi giorni. Da un verbale dei Carabinieri della provincia di Udine (per la precisione nella persona del Tenente Fabio Pasquariello) si evince che la musica reggae e il rastafarianesimo sono, udite, udite: motivo di aggregazione di persone dedite all’uso di sostanze stupefacenti, in particolar modo quelle derivate dalla cannabis.

Il rastafarianesimo invece è una fede religiosa nata in Etiopia, di origine ebraico-cristiana, i cui adepti, rastafariani, considerano Hailé Selassié I di Etiopia, Cristo nella sua seconda venuta in gloria come Re dei re. I fedeli sono contraddistinti da una capigliatura peculiare formata aggrovigliando i capelli su sé stessi (dreadlocks) e utilizzano la musica reggae nei loro riti come la chiesa Battista usa il gospel o altre sette cristiane o le stesse chiese nere americane usano il soul. Ora, nel sistema dottrinario del nostro campione di proibizionismo, tutto questo non c’è. C’è invece una blindatura che scatta come un meccanismo di compensazione paranoica: le persone sono dedite all’uso di sostanze stupefacenti.

Nessun confronto dialettico accende le sinapsi di questi paladini del proibizionismo militante. Nessuna riflessione a più piani, ma solo una idealizzazione della visione del mondo e l’esclusione della necessità di verifica e di confronto. Anche le pietre sanno che le sostanze proibite creano mercato nero, ma Pasquariello no. Tutti sanno che negli Stati Uniti, negli anni Venti, la riduzione forzata del consumo di alcol fece da contraltare a un mercato nero che si organizzò rapidamente con proporzioni gigantesche. Tutti sanno questo, tranne Pasquariello. Tutti sanno che le carceri sono piene zeppe di poveri cristi che sono la carne di cannone della criminalità organizzata. Tutti sanno che questi delinquenti da quattro soldi stanno ammassati in carceri fatiscenti e tuguri decrepiti e che l’Europa per giunta ci sanziona continuamente per le condizioni infami di custodia dei detenuti nelle nostre patrie galere. Tutti sanno dell’aumento della mortalità derivante da una droga clandestina non controllata.

Ma come mai tutti sanno tranne i carabinieri della provincia di Udine? Non è possibile pensare che si tratti di un attacco politico/ideologico nei confronti della religione del rastafarianesimo e della musica reggae, la cosa non sta in piedi perché si tratterebbe di una offensiva incostituzionale. Neppure è possibile pensare che chiunque organizzi un concerto o abbia in gestione una discoteca debba subire un processo su basi ideologiche solo perché potrebbe risultare probabile che qualcuno lì dentro possa consumare droghe. In tal caso la legge non sarebbe uguale per tutti. E che dire dell’infame e vergognoso vizio tutto italico di essere forte con i deboli e debole con i forti, ché, lo stesso trattamento non è neppure accennato nei festini straricchi che personaggi politici e miliardari organizzano con cocaina e conturbanti escort.

Citando i dati del ministro Giovanardi sul SunSplash (in nove anni sono state sequestrati 18 kg di marijuana, 11 kg di hashish, 2.400 pasticche di ecstasy, 4 etti di cocaina e 37 g di eroina) si può tranquillamente affermare che quel “successo” a cui fa riferimento il ministro è invece da ricondursi ad un semplice dato fisiologico atteso che si tenga in considerazione la numerosità della popolazione che, nelle ultime edizioni, ha toccato punte di 170 mila persone. Inoltre si tratta di una cifra aggregata in quanto è la sommatoria dei rinvenimenti in nove anni. Dunque il procedimento neo-semantico del ministro è semplice nella dinamica: si aggregano i dati per fare scalpore e si lavora con metodo sul dato aggregato facendo finta di rimanere scandalizzati dai “chilogrammi” di marijuana o di hashish. A tale approccio (aggregato) possiamo contrapporre il criterio opposto (disaggregato): in nove anni, supponendo una media di 140 mila persone abbiamo 1.260.000 persone. Se dividiamo i 18 kg, sul totale dei partecipanti fanno un consumo medio di 0,014 grammi a persona! E’ come se uno spinello venisse diviso e fumato in mille persone! Questo dovrebbe essere più che sufficiente per ridicolizzare il ragionamento aggregato del ministro.

Sarà questione di sensibilità, ma il ministro dice che l’opera di prevenzione ha ottenuto come effetto “positivo” il calo della quantità di droga circolante. Tuttavia tutti sappiamo che non è così. Questa politica proibizionista non tiene in debita considerazione il prezzo che si paga per questi ridicoli ritrovamenti. Il costo sociale di questa lotta è davvero molto elevato. In Messico sono ormai miglia di persone all’anno che muoiono per la politica proibizionista. Un prezzo davvero alto. E anche in Italia non si scherza, le recenti morti inquietanti avvenute nelle nostre galere ne sono la manifesta e patente dimostrazione di questi costi sociali. E poi chi lo dice che questi paladini proibizionisti non siano in realtà al libro paga delle mafie che vogliono il proibizionismo per mantenere prezzi altissimi? Il giovane che cade nella rete della droga è costretto a rubare, a prostituirsi o a spacciare a sua volta, andando ad alimentare il circolo vizioso della malavita organizzata.

Ritornando al festival reggae possiamo dire che in Italia la legge è uguale per tutti, ma la sua interpretazione no. Se fosse applicato lo stesso metro di giudizio con cui viene misurato il SunSplash a stadi, discoteche, eventi musicali e culturali, sedi istituzionali, circoli privati e locali pubblici, chiuderebbe mezza Italia. La droga esiste, ovunque, da sempre. E si potrebbe addirittura affermare che nel SunSplash circola in misura minore che in altri luoghi. Però c’è da dire che boicottando il SunSplash la droga che eventualmente sarebbe dovuta andare nel festival reggae, verrà invece immessa nel territorio, aumentandone la penetrazione. Cornuti e bastonati.

Infine, si è detto che gli organizzatori del festival hanno “minacciato” … No. Parlare di minacce degli organizzatori per favore no. Così non si fa un buon servizio alla verità giacché i veri minacciati sono gli organizzatori stessi. Il fatto poi che tutta l’organizzazione possa prendere armi e bagagli e andarsene all’estero dovrebbe dirla lunga sulle capacità di fare business nel nostro Paese, di organizzare Festival, di portare turismo. Sono le stesse capacità di fare business che si sono avute quando si è varata quella repressiva Legge 40: si aprono le cliniche all’estero e la gente semplicemente va a farsi la procreazione assistita all’estero, e in Italia si perde addirittura il know-how. Come dire: ancora una volta cornuti e bastonati, dato che abbiamo lasciato che gli affari li facciano gli altri.

Infine qualche parolina va detta sul capo dei carabinieri di Tomezzo, Demetrio Condello. Era uno di quelli intrisi di ipocrisia proibizionista e che ovviamente si opponeva anche al SunSplash. Un anno fa fu arrestato perché beccato con le mani nella marmellata, cioè era stato trovato con 4.800 euro addosso appena ricevuti da un allora confidente al quale aveva consegnato la droga che lui stesso sequestrava per poi spacciarla. Pensate a quanti poveri disgraziati in questi giorni di calura sono ammassati (e quindi torturati) nelle nostre patrie galere per molto meno. Come se non bastasse, la pena per Demetrio Condello è stata davvero ridicola: ha patteggiato 4 anni di reclusione e 18.000 euro di multa e degradato da luogotenente a fante. Il lavoro non si perde, si sa, in Italia tutti tengono famiglia. Viene da ridere se non fosse una tragedia tutta italiana questa del proibizionismo ipocrita che permea le istituzioni. Qualcuno diceva che se in Parlamento lasciassero andare i cani antidroga, rischierebbero di perdere l’olfatto data la grande quantità di droga che vi gira. Si sa che questi cani sono abituati a sentire quantità infinitesimali e non possono essere in contatto diretto con le droghe, pena la perdita dell’odorato.

Nei prossimi giorni si terrà il processo contro l’ideatore del Rototom Sunsplash, Filippo Giunta. È accusato di agevolazione al consumo di sostanze stupefacenti nell’ambito dell’evento reggae che lui stesso ha poi deciso di far emigrare in Spagna. Sarebbe di estrema importanza che Radio Radicale potesse essere presente per registrare questo processo. E’ un modo di lasciare ai posteri la testimonianza della velleitaria presunzione di voler eliminare le droghe accusando chi organizza un festival di volerla diffondere. Come se si accusasse la Fiat di ammazzare le persone che muoiono in incidenti stradali. Quindi ben venga se Radio Radicale registra il processo. E’ ora che la ragione riprenda il cammino e di mandare in soffitta l’ipocrisia e la santocchieria tartufesca.

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