Lettera di Debora Serracchiani al congresso di radicali friulani

Serracchiani

Trieste 13 dicembre 2013

Carissimi, ho ricevuto con vero piacere il Vostro invito a partecipare all’assemblea annuale dell’Associazione radicali friulani. Sono molto dispiaciuta di non poter essere con voi, per l’impegno concomitante della riunione dell’Assemblea nazionale del Partito Democratico. Tenevo ugualmente e in modo particolare che vi giungesse qualche cenno del mio pensiero, ricordando il percorso compiuto assieme nell’anno che si va a chiudere e sottolineando ancora una volta l’apporto nelle battaglie per i diritti civili: lotte che i radicali continuano a portare avanti e che spesso mi trovano al loro fianco. Dalle storiche campagne contro la fame nel mondo ai referendum per il divorzio e l’aborto, fino alla moratoria contro la pena di morte, i radicali sono stati avanguardia, recettore vigile e stimolo dei fermenti popolari che hanno attraversato il Paese e lo hanno modernizzato.

Vorrei dare il giusto rilievo anche a un altro ambito dei diritti in cui i radicali hanno esercitato il loro ruolo di sentinella e sprone continuo delle coscienze e della legislazione: la giustizia. Saldamente collocati all’interno della più schietta tradizione liberale e libertaria italiana, avete perfettamente colto che il punto saliente della democrazia moderna è quello che congiunge in un tutt’uno indissolubile la certezza del diritto, l’accesso all’informazione e le libertà del cittadino. Ho sostenuto con assoluta convinzione la vostra denuncia sulla situazione delle carceri: una vera flagranza di reato contro i diritti umani in cui la Repubblica coglie se stessa quando volge lo sguardo al funzionamento del suo sistema penitenziario. E un dramma nazionale, ma anche a livello regionale io stessa ne ho constatato le profonde criticità nel corso delle mie visite alle carceri del Friuli Venezia Giulia.

Se è demandato alla potestà legislativa del Parlamento assumere provvedimenti quali l’amnistia, la depenalizzazione di certe fattispecie di reato o più in genere la lotta al sovraffollamento, vorrei tuttavia rivendicare l’azione della Regione che, oltre a dare il via alla costruzione di un nuovo carcere nel pordenonese, ha ottenuto la competenza diretta sulla sanità carceraria. Altre battaglie, come quelle sulla libertà di cura o sul fine vita, non hanno raggiunto gli obiettivi sperati: voglio comunque attestare che mai sono state mobilitazioni di mera testimonianza o animate da spirito minoritario. Perché la capacità di seminare nella comunità il germe del dibattito, così come quella di animare tenacemente il confronto con tutti gli strumenti della democrazia, sono autentiche virtù politiche che arricchiscono la scena civile italiana in modo non simbolico, ma anzi concreto e percepibile. Sono attitudini che fanno la differenza, nel momento in cui entrano nelle Istituzioni, come attesta il lavoro di Emma Bonino al ministero degli Esteri.

In tempi in cui alla discussione, al dibattito e pur anche allo scontro delle idee, si preferisce la scorciatoia del populismo e del grido semplificatore, colgo questa occasione per esprimere il mio apprezzamento ai militanti radicali, che con i loro banchetti hanno portato nelle strade l’esempio di una buona politica. Auspicando di condividere anche nell’anno entrante il percorso riformista e riformatore intrapreso per il bene della nostra Regione, vi invio un caldo saluto e un augurio di buon lavoro.

Debora Serracchiani

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Una risposta

  1. admin ha detto:

    La risposta di Stefano Santarossa:

    Cara Debora,
    ti ringrazio molto per la lettera che hai voluto mandare al Congresso di Radicali Friulani. Il tuo intervento ha convinto gli iscritti e i presenti che non si è trattato di un semplice saluto ma di una condivisione di alcuni obbiettivi per i quali i radicali lottano sperando, un passo alla volta, di vederli realizzati. Come ha sottolineato Marco Pannella “noi siamo diventati radicali perché ritenevamo di avere delle insuperabili solitudini e diversità rispetto alla gente, e quindi una sete alternativa profonda, più dura, più “radicale” di altri…”.
    Oggi, dopo il tuo intervento, ci sentiamo meno soli per continuare a lottare, per quel che dobbiamo e per quel che crediamo.
    Nella mozione congressuale (che puoi ritrovare sul sito http://www.radicalifriulani.it) abbiamo fatto tesoro del tuo intervento e siamo pronti a lavorare per aiutare, nel limite delle nostre forze, a contribuire al progetto riformatore che stai provando a incardinare con i primi provvedimenti di questi mesi.

    Sperando di incontrarti presto ti saluto.
    Stefano Santarossa

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