«Io, madre di un figlio in coma, abbandonata da tutti»

IL PICCOLO (Gorizia) 16/01/2011 – «Io, madre di un figlio in coma, abbandonata da tutti»

La denuncia di Nadia Scotti al dibattito sul testamento biologico e sull’eutanasia

«A Gorizia, da parte delle istituzioni e, più generale, da parte della città, non ho trovato grandi aiuti. Sono sola, esattamente come accade a tante altre persone che, da un giorno all’altro, si ritrovano a dover assistere una persona in coma vegatativo». Frasi dure quelle pronunciate dalla signora Nadia Scotti, che l’altro ieri è intervenuta all’incontro promosso da Radicali e Partito democratico sul testamento biologico che si è svolto all’Hotel Entourage.

«Si parla tanto di assistenza domicialiare – ha ricordato Scotti -. Mio figlio, però, da quando cinque anni fa è sprofondato in questa condizione, non ha fatto nemmeno un minuto di riabilitazione». E ancora peggio andrà in futuro, ha aggiunto, subito dopo, Mina Welby, la moglie di Piergiorgio Welby, che ha portato anche lei la propria tragica testimonianza di chi si trova a dover accogliere, in casa, un malato affetto da una grave malattia. «Perché – ha ricordato – il disegno di legge Calabrò, che presto il Parlamento andrà a discutere, pur rimarcando l’importanza di garantire un’adeguata assistenza domiciliare alle famiglie, si sa già che non dispone, e non disporrà, di copertura finanziaria». Nel corso del dibattito seguito da un pubblico numerosissimo, è stato dato ampio spazio a questo progetto di legge, giudicato dagli organizzatori dell’incontro raffazzonato e poco efficace.

«E soprattutto ingiusto – ha detto sempre Welby – dal momento che non permette al singolo di vedere rispettata la sua eventuale volontà di interrompere le cure». Un’analisi precisa del testo è stata effettuata dall’avvocato Francesco Donolato, che ha tracciato un quadro delle normative di alcuni Paesi europei in materia, oltre che di quella in vigore negli Stati Uniti. «Il ddl vieta l’eutanasia – ha ricordato Donolato – facendo forza su alcune norme del codice penale che riguardano l’omicidio volontario, l’istigazione al suicidio e l’omicidio del consenziente. È chiaro che si tratta di riferimenti del tutto impropri, anche difficili solo da collegare fra loro in qualche modo». E proprio sulla necessità di valorizzare il piano della volontà delle singole persone, e del suo rispetto, è intervenuto Pietro Pipi, tesoriere dell’associazione Trasparenza è partecipazione, che in questi ultimi anni si è battuta per l’introduzione, a Gorizia e in provincia, dei registri per la raccolta dei testamenti biologici.

A moderare la tavola rotonda è stato l’anestesista Giannino Busato, del forum Sanità del Pd goriziano. Tra il pubblico, fra gli altri, anche l’assessore al Welfare, Silvana Romano, il presidente della Provincia, Enrico Gherghetta, e il consigliere regionale Gaetano Valenti.

Nicola Comelli

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