Walter Mendizza – Perché dico si al nucleare

Lo abbiamo detto ieri, lo si ripete oggi: nella sezione “interventi” si pubblicano scritti che rispecchiano l’opinione di chi ne è l’autore, e non necessariamente quella del collettivo redazionale o della “cosa”-casa radicale. Come, per esempio, nel caso dell’intervento che ci ha inviato il nostro amico Walter Mendizza. Coltivare opinioni diverse non è un problema, è anzi un esercizio igienico e utilissimo. Qui ci si permette tuttavia di aggiungere alle nostre “stereotipate” opinioni qualche dato che è un fatto, e come tale va preso e considerato, e “rubiamo” al professor Paolo Cornaglia Ferraris, titolare di una preziosa rubrica su “Repubblica-Salute”:

“Nel 2008, in Germania, lo studio denominato KiKK (Kinderkrebs in der Umgebung von KernKraftwerken = Cancro Infantile nelle vicinanze di impianti nucleari) ha verificato un aumento di 1.6 volte di tumori solidi e di 2.2 volte dei casi di leucemia nei bambini residenti entro un raggio di 5 km dagli impianti nucleari. I risultati dello studio sono confermati per altri paesi, per cui è certo che le leucemia infantili sono attribuibili all’effetto di radionuclidi assorbiti. Le dosi emesse nell’ambiente verso feti ed embrioni in donne incinte, nei pressi di impianti nucleari, sono maggiori di ciò che si pensa. Le cellule staminali che producono i globuli bianchi sono più radiosensibili in embrioni e feti che nei neonati, per cui chi risiede in zona dovrebbe evitare di fare figli. Angela Merkel ne prende atto. Il nostro Governo no. Persino scienziati come Umberto Veronesi e Margherita Hack affermano che il nucleare è indispensabile. Se davvero lo fosse, s’impegnino a fornirlo sicuro”. Meglio, direi, non si potrebbe dire.
(Va.Ve.)

A poche settimane del referendum sul nucleare, vista la generica impreparazione, la scarsa conoscenza e il tifo da stadio contro il nucleare e soprattutto vista la posizione negativa dei radicali e anche l’enormità della disgrazia che ha colpito il Giappone, ritengo sia opportuno tentare di imbastire qualche ragionamento e perorare un punto di vista differente anche se questo rischia di sfidare l’impopolarità; cosa peraltro molto radicale in quanto ormai siamo abituati ad essere impopolari (come dice Pannella, per non essere costretti un domani ad essere antipopolari). Il recente editoriale di Emanuela De Crescenzo apparso in “Notizie Radicali”, intervistava un signore che aveva lavorato 16 anni nella sala controllo della centrale nucleare di Borgo Sabotino, quel editoriale mostrava l’aspetto più stereotipato del problema: la presunta pericolosità degli impianti. Ma come in tutti i luoghi comuni, le cose non stanno esattamente come vengono dipinte. Dunque multitudo non est sequenda, bisogna che ci abituiamo a ragionare sui fatti e sulle alternative. Parlando con la gente molti mi chiedono come mai non sono fortemente contrario al nucleare nonostante ciò che è accaduto in Giappone? La risposta più ovvia sarebbe: e che c’entra il Giappone? Se ci sono chiare argomentazioni contrarie al nucleare, queste dovrebbero essere esposte indipendentemente dal Giappone. Altrimenti sembra che se non ci fosse stata la catastrofe del Giappone non si sarebbero avuti argomenti contrari al nucleare. Se così fosse mi pare un po’ poco come argomentazione contraria. Sarebbe come se di fronte ad un incidente aereo, vedendo centinaia di morti e corpi mutilati sparsi, si mettesse in discussione tutta l’aviazione. A nessuno passa in mente fare questo, perché allora per il nucleare sì?

Prima di sviscerare meglio la questione ritengo opportuno fare un passo indietro di 23 anni e andare ai giorni 8 e 9 novembre del 1987. Erano i giorni del referendum sul nucleare che è importante ricordare perché quel referendum si situò nel solco dell’onda emotiva suscitata da Chernobyl e allora nessun partito (eccetto il PR, il partito repubblicano) osò diventare poco gradito all’opinione pubblica. Il referendum passò con una maggioranza schiacciante. Per coloro che chiedono perché bisogna votare per un referendum se già ce ne fu uno, è necessario che sappiano che l’Italia quella volta non rinunciò al nucleare (l’esito del referendum non costringeva alla chiusura delle centrali esistenti) ma vi rinunciò per ragioni politiche e, soprattutto, per la volontà di privilegiare il consumo di idrocarburi. Anche se i nostri ambientalisti della domenica non vogliono ammetterlo, si approfittò dell’impressione suscitata da Chernobyl per prediligere l’opzione a favore delle multinazionali petrolifere. Fu però una scelta ipocrita, bugiarda e insincera perché ben presto la nostra fame di energia ci costrinse ad importare corrente elettrica dalla Francia, prodotta proprio da centrali nucleari.

Questo è un punto fondamentale: l’ipocrisia e l’insincerità che caratterizzò tutto quel periodo. All’indomani dell’esito referendario ci promisero che mettendo al bando l’atomo avremmo imboccato la via dell’energia pulita. Invece siamo diventati il Paese europeo più inquinante, più dipendente dagli sceicchi e con le bollette più care. E come se non bastasse, non abbiamo neppure risolto il problema del nucleare. Io personalmente ho da sempre dichiarato e scritto (in tempi pre-Fukushima, cioè tre anni fa) che suona piuttosto ipocrita definirci Paese denuclearizzato e poi comprare l’energia elettrica dagli altri che la producono proprio con tecnologia nucleare. Inoltre in caso di incidente non ci si salva perché le radiazioni non si fermano in frontiera e per la rotazione terrestre, una catastrofe in Francia farebbe arrivare la nuvola radioattiva subito sulle nostre teste. Il comportamento schizofrenico che ne consegue ci ha fatto (e ci fa) spendere una barca di miliardi in più in tutti questi anni, la nostra bolletta elettrica è più cara del 40% rispetto a quella dei francesi. Ma questo non sembra preoccupare i nostri paladini ambientalisti e nessuno si chiede se con un costo dell’energia così elevato si riesce ad essere competitivi.

Se gli ambientalisti vivessero come gli Amish (che io rispetto moltissimo per la coerenza) non avrei nulla da eccepire. Invece si crogiolano in mondi arcadici immaginari e paesaggi bucolici tipo Mulino Bianco riempiendosi la bocca di nulla: parlano di energie alternative (là dove di alternativo non c’è niente di concreto) e del famoso (per non dir fumoso) risparmio che però nessuno attua: spegnere la tv la sera quando si va a dormire o altri elettrodomestici che sono in stand-by, per non consumare i 4 Watt all’anno delle spie luminose… certo che 4 watt moltiplicati per milioni e milioni di apparecchi domestici fanno in effetti un risparmio di peso, quasi una centrale nucleare… Ma questo discorso che appare sensato a prima vista, è in realtà un paradosso che ricorda piuttosto Parmenide o Zenone giacché lo possiamo far valere per ogni tipo di risparmio: anche un semplice chicco di riso che avanza a pranzo o a cena, se lo recuperiamo porta a un grande risparmio: basta dire che tutti facciano la stessa cosa e vedrete come si risolve il problema della fame nel mondo. Infatti se moltiplichiamo il chicco di riso per 60 milioni di italiani per una ventina di volte all’anno che si mangia il risotto, vengono cifre da capogiro, si potrebbe sfamare l’intero Bangladesh per tutto l’anno. Quindi questi ragionamenti sono solo demagogici.

Qualcuno presenta invece un altro argomento: l’umanità fino a 2 secoli fa ha saputo andare avanti senza neppure la corrente elettrica, ma almeno è andata avanti, la vita è continuata. Se il mondo invece un bel giorno si dovesse svegliare con cataclismi tali da portare ad un fall-out nucleare su scala planetaria, rischierebbe direttamente l’estinzione. E’ un argomento catastrofista che non tiene però conto che due secoli fa eravamo meno di un miliardo, oggi l’autobus “Terra” è, per dirla con un eufemismo, un po’ più affollato e nessuno di noi ha il diritto di decidere chi deve scendere. Non dimentichiamoci che cinesi e indiani sono solo all’inizio. Il più convinto talebano ambientalista in occidente consuma probabilmente fra 5 e 10 volte un abitante cinese. Il ministro indiano per l’ambiente ha riassunto così la situazione: “L’atmosfera è satura dei gas serra dei Paesi economicamente sviluppati. E’ venuta l’ora che essi facciano spazio ai gas serra dei Paesi poveri”. Questa battuta la dice lunga sul futuro dell’umanità e delle emissioni di CO2. Quanto sia importante il mix energetico ce lo dice, inoltre, la Francia che nonostante abbia un consumo pro capite di petrolio più alto (petrolchimico soprattutto) di quello italiano registra nelle emissioni di CO2 risultati nettamente migliori, grazie alla forte presenza di energia di origine nucleare.

Un’altra domanda che la gente si fa è: perché non ci si butta sul fotovoltaico? La risposta è semplice, il fotovoltaico non è ancora una tecnologia conveniente e senza gli incentivi statali nessuno metterebbe i pannelli. I recenti aiuti al fotovoltaico sono stati talmente generosi che il governo ha dovuto subito correre ai ripari chiudendo i rubinetti degli incentivi che consistono in un contributo a fondo perduto che in alcuni casi può arrivare fino al 70% del costo totale dell’impianto Iva esclusa: le relativamente poche decine di migliaia di richieste fatte finora ci costeranno 80 miliardi in 20 anni. Che pagheremo con un aumento della bolletta. Una cifra enorme per fare sì e no l’1% dell’energia che ci serve. Già che ci siamo, vediamo le percentuali dei consumi elettrici delle altre fonti energetiche: il geotermico fa circa il 3-4%, le centrali ad acqua fanno a seconda della piovosità, intorno al 20%, il vento ne fa il 2,5%. Spazi per la crescita dell’idro e del geotermico non ce ne sono o sono minimali. Con il gas facciamo più del 50%. Il resto è carbone e nucleare di importazione. E stiamo parlando solo dei consumi elettrici: poi c’è il riscaldamento (gasolio o gas), i trasporti (cherosene, gasolio e benzina), l’industria (gasolio, gas e carbone oltre che elettricità).

Ecco come stanno le cose, sono dunque il primo a dire che sarebbe sbagliato sottovalutare quello che sta succedendo in Giappone. Tuttavia sono convinto che non si debba decidere SI o NO al nucleare in funzione della pur comprensibile emotività suscitata dalla tragedia. Dire come fanno tutti che il nucleare è troppo pericoloso e che l’esperienza lo dimostra è un non senso. Anzi l’esperienza dimostra casomai l’opposto. Vediamo anche questo:

Incidenti nucleari pre-Fukushima: Se si va alla pagina dedicata da Wikipedia al nucleare si vede che dal 1945 al 10 marzo di quest’anno i morti per incidenti a centrali nucleari sono sostanzialmente solo quelli di Chernobyl: 65 morti più altre eventuali 4.000 persone che potrebbero morire nei successivi 80 anni per effetti a lungo termine della contaminazione, cioè per innalzamento delle probabilità di cancro alla tiroide, leucemie, ecc. In sostanza le vittime del più grande disastro nucleare della storia dell’umanità (prima di Fukushima) sono inferiori ai morti per incidenti stradali nella sola Italia in un anno!

L’altro incidente grave, avvenuto in Brasile nel 1987, non dipendeva da una centrale: “L’incidente fu causato da un apparecchio di radioterapia abbandonato in un ospedale che fu recuperato da alcuni rigattieri per rivenderne il metallo. Il cesio-137, prodotto attivo dell’apparecchio, fu disperso nell’ambiente attirando a causa dalla luce blu (effetto Cerenkov) numerosi curiosi. Quattro persone morirono entro 75 giorni e 249 persone furono contaminate, di cui 49 dovettero essere ospedalizzate, e 21 furono trasferite in terapia intensiva. Fu necessario rimuovere 3.500 m³ di scorie radioattive per decontaminare il sito nel quale fu disperso il Cesio. Uno studio epidemiologico realizzato nel 2006 ha studiato le conseguenze di questo incidente sull’incidenza del cancro fra la popolazione che fu a contatto con il materiale radioattivo, ma nessun aumento statisticamente significativo dell’incidenza di cancro è stata registrata.”
Incidenti ferroviari
Nella sola Italia, a partire dal 1900 si sono verificati incidenti ferroviari che hanno avuto 839 morti.
Incidenti aerei
Attualmente il numero di incidenti catastrofici annuali nel mondo, per l’aviazione commerciale, è dell’ordine di 25, cui corrisponde all’incirca un migliaio di vittime.
Incidenti automobilistici
Pare che gli incidenti di traffico automobilistico uccidono una quindicina di persone al giorno nel nostro Paese e quasi 350 persone al giorno (più di 127.000 ogni anno) in Europa. La vicenda è monitorata dall’Organizzazione mondiale della sanità.
Morti per fumo
Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) le sigarette sono la causa del 20% delle morti nei Paesi sviluppati, oltre ad essere causa del 90-95% dei tumori polmonari, l’80-85% delle bronchiti croniche ed enfisema polmonare, il 20-25% degli malanni cardiovascolari. Ogni anno perdono la vita nel mondo a causa del fumo, 3 milioni di persone.
Morti per inquinamento da combustibili fossili
Anche questo è un dato interessante che non viene quasi mai riferito. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità le persone che muoiono ogni anno per l’inquinamento provocato dalla combustione dei combustibili fossili è fra 1 e 2 milioni.

Allora perché tanta paura per il nucleare? Questa paura irrazionale ricorda molto da vicino quelli che hanno paura di prendere l’aereo. Tutti sanno che l’aereo è un mezzo infinitamente più sicuro dell’automobile, eppure … non si può far nulla, se uno ha paura ha paura, come diceva Don Abbondio, se uno il coraggio non ce l’ha, non se lo può dare. Di certo noi siamo una nazione assai poco coraggiosa, talmente poco audace che ci inventiamo argomenti retorici per bandire il nucleare, pensando così di mettere a posto la nostra coscienza. Siamo un Paese dove è molto difficile fare una rivoluzione a respiro prometeico. Senza contare che dal punto di vista dei numeri facciamo sempre una grande confusione e poi nessuno se li va a controllare. Con tutti i pannelli fotovoltaici istallati facciamo 8.000 Mw (megawatt=1.000Kw) che moltiplicati per circa 1.200 ore di funzionamento medio annuo, fanno circa 10 miliardi di Kwh (a parità di costo una centrale nucleare ne fa invece 65 miliardi di Kwh). Il costo dell’energia prodotta con i pannelli solari (incentivi inclusi) è di circa 40 centesimi il Kwh, quindi 10 miliardi di Kwh per 10 centesimi, fanno 4 miliardi di euro all’anno, che moltiplicati per 20 anni di durata media dell’impianto, fanno 80 miliardi di euro. Inoltre la durata di un impianto solare è di circa 20 anni, quello di una centrale nucleare è di 50 anni. Un’altra confusione che spesso si fa è quella di confondere energia con elettricità. L’elettricità è circa il 20% dei consumi totali di energia. Quindi quando ad esempio si dice che non vale la pena spendere 30 miliardi per fare il 4% di energia si sta equivocando. Il costo di una centrale di circa 30 miliardi serve per soddisfare il 20% di energia, che, in termini di elettricità è il 4% (20% del 20%). Se con il solare si fa attualmente il 3% dell’energia, significa che si sta facendo lo 0,6% di elettricità (20% del 3%).

Infine, a corto di argomenti razionali, si tirano fuori inevitabilmente quelli più assurdi: mi si dice che in Italia non si può far nulla perché c’è la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra, ecc. insomma queste organizzazioni si infiltrano dappertutto e quindi figurarsi in un appalto per il nucleare. Se non riusciamo neppure a smaltire la “monnezza” come possiamo solo pensare di fare qualcosa di serio. Anche questo è un argomento interessante a prima vista, però anch’esso è fallace: la nostra incapacità gestionale e le infiltrazioni della malavita organizzata sono in realtà la conseguenza della scarsa qualità delle cose che facciamo e costruiamo. E’ in realtà molto facile per gente incompetente e disonesta infiltrarsi in lavori pubblici quando questi sono di bassa qualità. Le cose cambiano completamente a mano a mano che la qualità cresce, quando sono necessarie procedure e qualificazioni internazionali che necessariamente tengono fuori gli incapaci, perché tutto il sistema deve produrre qualità, alta qualità, deve produrre eccellenza. Come in tutte le informazioni che riceviamo, la realtà vera è molto differente da quella percepita. Noi sentiamo sempre di infiltrazioni ma ci sono migliaia di opere dove non c’è infiltrazione e siccome non fanno notizia abbiamo una realtà avvertita che è fortemente distorta. L’ENEL ha fatto decine di miliardi di investimenti in tutta Italia e non si è mai sentito un solo caso di infiltrazione mafiosa. Ciò è dovuto alle procedure aziendali e al fatto che è un po’ difficile infiltrarsi nella costruzione di una centrale o di una linea di alta tensione. Le cose cambiano ovviamente quando parliamo di strade o di palazzine.

L’utilizzo di quest’ultimo argomento è un segnale del grado di sfiducia raggiunto dagli italiani verso il proprio Paese. Sfiducia forse giustificata dalla scarsa qualità della classe politica di ogni livello. Ad ogni modo, nel referendum che si terrà a giugno, io voterò a favore delle centrali nucleari. So bene che il mio voto non servirà a nulla, gli antinuclearisti avranno una vittoria schiacciante e la cosa mi dispiace perché so che non si vince nessun gioco se non si gioca, perché la vera sconfitta non è aver tentato ma essere rimasti tutta la sera con le fiches in mano terrorizzati dall’idea di perdere qualcosa, perché siamo una società decadente che ha perso la capacità di osare, perché ancora una volta la paura di rischiare e il bigottismo ambientalista avranno avuto la meglio. Continueremo a bruciare miliardi di tonnellate di carbone (rilasciando peraltro particelle radioattive nell’atmosfera) e di petrolio e di gas per fare energia elettrica e tutti quanti, come nel paese dei balocchi, saremo felici e beati e ignoranti invece di abituarci ad avere un ottimismo tragico e pensare ad un mondo in cui le catastrofi accadono da sempre, da quando il mondo è mondo, ma che il nostro destino è quello di essere capaci di fronteggiarle.

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2 risposte

  1. Michele Morgantini ha detto:

    Salve Sig. Mendizza, sebbene non possa essere d’accordo con la sua posizione, le do atto del fatto che lei ha cercato di argomentare la sua posizione sul nucleare e ciò è assai raro in un momento in cui i sostenitori di questa scelta a livello politico, avendo visto i loro proclami, privi spesso della benché minima conoscenza della materia, superati dall’immane tragedia di Fukushima (che, è bene ricordarlo, e ben lungi dall’essere finita essendo stato accertato il meltdown nel reattore 1 con situazione tuttora incerta anche in altri reattori danneggiati) hanno deciso assai poco democraticamente di cercare ottenere una “vittoria a tavolino” non informando i cittadini, non dando ai comitati referendari la possibilità di spiegare in fasce ad alto ascolto le loro tesi su quello che pensavamo essere il servizio pubblico di informazione e sperando nel non raggiungimento del quorum. Sono d’accordo con lei sul fatto che sul nucleare si debba ragionare seriamente e non solo emotivamente, ma questo non significa che tragedie come quella di Chernobyl che ha portato al referendum del 1987 e quella attuale di Fukushima non debbano essere prese in considerazione. Sono dolorose esperienze che ci insegnano a caro prezzo almeno tre concetti molto importanti, ovvero, che il concetto di sicurezza associato alle centrali nucleari è un concetto molto relativo e troppo teorico, indipendentemente dalla modernità o meno dell’impianto; che ciò che normalmente non si prende in considerazione per valutare realmente la pericolosità di questi impianti, ovvero, una commistione di catastrofi naturali, errori umani, avidità ( la TEPCO sembra abbia ritardato alcune procedure durante le fasi iniziali della crisi nella speranza di poter riattivare gli impianti e certo non ha brillato ne brilla tuttora i fatto di sincerità sullo status quo), non rappresenta un evento irrealizzabile ma anzi fin troppo possibile e buon ultimo, che nel caso di incidente i danni sono terribili ed a lunghissimo termine. Parliamo però ora di quello che non è “emergenza”, ovvero, del nucleare nel suo normale ciclo di funzionamento ed è proprio qui che viene più facile criticare le sue tesi che francamente non trovo fondate: 1) La bolletta italiana non è cara a causa della rinuncia al nucleare, ma perché indipendentemente dal nucleare non abbiamo mai avuto una reale politica energetica e nel nostro paese, ad oggi, siamo privi di un Piano Energetico Nazionale; non realizziamo sulla nostra Rete interventi di efficientamento e manutenzione che paghiamo caro e sicuramente non abbiamo mai voluto per tempo ed i maniera attenta investire in un mix di rinnovabili che avrebbero potuto utilmente alleggerire la dipendenza dai carburanti fossili. Energie rinnovabili che ora, visto il loro potenziale, si stà cercando di affossare proprio per liberare risorse economiche per il Nucleare. 2) Acquistare energia prodotta dal nucleare all’estero più che ipocrisia è onestamente pragmaticità in quanto, non avendo diritto di impedire ad altri paesi di costruire centrali atomiche, ne sfruttiamo la scelta e ne mettiamo in evidenza la rigidità del ciclo di produzione. Noi acquistiamo dalla Francia in fasce di consumo a bassa domanda quando loro, essendo costretti a mantenere le centrali sempre in funzione (una centrale nucleare non si spegne) devono svendere l’energia prodotta a bassissimo costo per recuperare almeno una parte dei costi di generazione. 3) Acquistare dall’estero in fasce a bassa domanda è conveniente, produrre in proprio energia dal nucleare è invece il modo più costoso di produrre energia. In realtà, considerando tutti i costi connessi al nucleare (costruzione delle centrali, acquisto del combustibile nucleare, costi di gestione dell’impianti, “messa in sicurezza” e stoccaggio delle scorie, decommissioning della centrale a fine vita operativa) non esiste fonte più sconveniente ed economicamente mortificante per il paese che la adotta. 4) Con il nucleare sostituiremmo la dipendenza da combustibili fossili con quella da un minerale radioattivo che comunque dovremmo comprare da altri paesi, visto che noi non lo abbiamo. Indipendenza dall’estero sotto questo profilo, quindi, pari a zero. 5) Dire che le centrali nucleari sono comunque “oltre confine”, quindi, tanto vale averle in casa è poi un ragionamento senza senso e per vari motivi. Innanzitutto le centrali nucleari, nel loro normale ciclo di funzionamento emettono comprovatamente un grado di radiazione sufficiente a provocare un notevolissimo innalzamento del rischio di contrarre tumori, specie quelli infantili, ed in generale maggiori rischi per la salute delle persone che vivono nei pressi dei siti di localizzazione. I caso di incidente poi, ricordiamo che la scala INES ne prevede ad oggi ben 7 categorie dalle meno gravi alla catastrofe, purtroppo, l’unica sicurezza deriva proprio dallo stare più lontano possibile dalla centrale pur sapendo che in caso di incidente grave le conseguenze sono comunque planetarie, ma comunque con gradi di rischio ben diversi. Non avere centrali nucleari sul suolo nazionale significa anche non dover fronteggiare tutto ciò che questo comporta, scorie comprese. 6) La percentuale di energia che otterremmo dall’opzione nucleare, verosimilmente non supererebbe il 15% del fabbisogno, al massimo (le centrali che avevamo prima del referendum del 1978 non arrivavano a fornire il 5%). Ridicolo pensare di esporsi sul nucleare per avere ben poco e per di più grazie a un combustibile nucleare da acquistarsi da uno dei 6 paesi al mondo che ne hanno riserve, peraltro esauribili, ad un costo che presto incomincerà a salire sempre più vista la decrescente disponibilità. 7) La sua “statistica” di mortalità da incidente nucleare mi lascia francamente sconcertato. Il nucleare non è una pistola fumante che, in caso di incidente, spara un proiettile in grado di uccidere o ferire chi si trova sulla sua traiettoria fino a che non rimane privo di energia e di pericolosità dopo pochi secondi. Le conseguenze per la salute derivanti da una esposizione a radiazioni nucleari non sono identificabili con tale semplicità. Le stime da lei citate elaborate sempre con grave difetto, non possono esprimere i danni che le radiazioni continuano a produrre grazie alla loro permanenza nell’ambiente contaminato, danni fatti di decessi a grande distanza di tempo, ma anche di malformazioni, mutazioni genetiche che sono però reali. Al di là dei tentativi di minimizzazione, non esiste ad oggi una forma di energia più devastante e potenzialmente pericolosa del nucleare. Il che non significa che oltre a combattere per non avere centrali nucleari sul suolo nazionale non si debba lottare per esempio anche per una politica dei rifiuti che minimizzi o elimini il ricorso agli inceneritori, un miglioramento dei sistemi trasporto pubblico che porti ad un minor utilizzo delle automobili oppure a continuare la campagna contro il tabagismo. Una buona pratica si accompagna ad altre con essa coerenti e non le esclude. 8) Il nucleare, essendo completamente antieconomico, ha bisogno di massicci investimenti pubblici e finanziamenti statali che vengono riversati sulle bollette dei cittadini o comunque prelevati dalla collettività in altre forme, se si vuole calmierare per motivi politici la bolletta, con due conseguenze: il costo per i cittadini non può che aumentare e le risorse per lo sviluppo di energie realmente rinnovabili vengono meno. Mi fermo qui ma potrei andare avanti, il fatto è caro Sig. Mendizza che per capire quanto sbagliata sia la scelta del nucleare, non c’è bisogno della giusta e comprensibile emotività generata da incidenti che ci avevano assicurato non sarebbero mai accaduti, ma è sufficiente la serena razionalità e il semplice esame degli effettivi costi, svantaggi e pericolosità di questa opzione. Saluti.

  2. Walter Mendizza ha detto:

    Grazie sig. Morgantini della sua pacata risposta. Debbo dirle che in effetti alcune delle cose che lei dice le avevo in qualche modo già metabolizzate. Forse l’unico appunto che posso farle è che nessuno ha mai detto che incidenti non sarebbero mai accaduti, semplicemente perché nessuno può fare una affermazione del genere. Per il resto, non nego che anche lei su alcuni punti dice cose sensate.
    Tuttavia ci tengo a evidenziare che in effetti avevo scritto questo articolo in febbraio e per una serie di motivi indipendenti della mia volontà non mi venne pubblicato allora ma (per un banale errore da parte di Notizie Radicali) a maggio di quest’anno, dopo che avevo scritto un altro articolo sulla Fusione Fredda (pubblicato qualche settimana fa) che voleva superare le posizioni sia dei nuclearisti sia degli ambientalisti estremisti (quelli votati alle energie rinnovabili che non risolvono il problema e che confondono la gratuità del sole con una presunta gratuità dei pannelli solari… ). Attendo un commento sull’articolo riguardante la Fusione Fredda.
    Saluti,
    W

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