L’emergenza carcere diventa cronica

IL MESSAGGERO VENETO (Pordenone) 30/03/2013 – L’emergenza carcere diventa cronica

Ieri ennesimo sopralluogo: 82 detenuti e un caso di autolesionismo nell’ultimo anno. I radicali vogliono l’amnistia

di Stefano Polzot

santarossaA Roma un nuovo governo non c’è e le voci di nuove elezioni si rincorrono; a Trieste le consultazioni sono imminenti e quindi un rinnovato esecutivo entrerà in carica solo a maggio. Nel frattempo in carcere a Pordenone la situazione è sempre dettata dall’emergenza: 82 detenuti, 30 in più della capacità della struttura, molte celle con tante persone che convivono e un clima che non porta a episodi di protesta o suicidi (un solo caso nell’ultimo anno di autolesionismo) solo grazie alla competenza del direttore, Alberto Quagliotto – che si divide tra Pordenone e Trieste perché da 17 anni non vengono indetti nuovi concorsi – e a 46 poliziotti penitenziari.

Quando il disagio diventa cronico, appare naturale anche per un consigliere regionale come Piero Colussi, che da tempo si è occupato della vicenda, e un radicale storico come Stefano Santarossa plaudere tutto sommato a un clima sereno all’interno della struttura dopo la visita di ieri pomeriggio in castello. Mentre Papa Francesco compie uno dei suoi primi atti visitando un carcere minorile, Pordenone reitera una vicenda irrisolta da trent’anni, con alcune occasioni perse (negli anni Ottanta e a fine anni Novanta) che sono solo da rimpiangere. Il nuovo penitenziario è al vertice delle priorità nazionali, ma senza finanziamenti, e dei 20 milioni dell’accordo con lo Stato promessi dalla Regione non c’è traccia. Così non resta che la manutenzione ordinaria, in alcuni casi affidata proprio ai detenuti.

Allarga le braccia il deputato del Pd, Giorgio Zanin, che ha accolto l’appello dei radicali: appare fin troppo ottimista assicurare l’interessamento nei confronti di un governo di cui non si vede la luce. «L’urgenza di una nuova struttura – ha affermato ieri pomeriggio – è palese ed è per questo necessario sbarazzarci dei campanilismi per ottenere il risultato». Il problema non è la soluzione ideale, ma quella che può arrivare in “carestia” finanziaria, sia essa quella della ristrutturazione della Dall’Armi a San Vito piuttosto che il nuovo carcere in Comina. Colussi ipotizza anche una eventuale permuta tra un nuovo carcere realizzato dai privati e la cessione dell’area del castello ma tutto ciò rientra nella logica dei desideri. La constatazione è che siamo nuovamente al punto di partenza e questo incoraggia i radicali a chiedere «di discutere seriamente – afferma Santarossa – di un’amnistia per i detenuti. La Regione qualcosa può fare a partire dall’istituzione del garante dei carcerati».

Zanin apre al dialogo, anche se non si sbilancia sull’amnistia: «Sono illuminista e quindi credo nei delitti e nelle pene, ma bisogna raccogliere il messaggio del Pontefice e fare in modo che i governi, a tutti i livelli, intervengano». Appunto, proprio i governi: lo stallo della politica ha fatto scendere una fitta nebbia sul futuro del castello di piazza della Motta.

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