Obblighi e diritti
IL PICCOLO (Trieste) 01/09/2013 – Obblighi e diritti
Esistono due soli modi per affrontare un dibattito tra sostenitori di opinioni diverse e contrastanti: si può argomentare a sostegno della propria, oppure distorcere, screditare, denigrare, diffamare quella altrui. È quello che abbiamo visto fare giovedì 29 agosto sulle Segnalazioni in un intervento di chi, evocando le carducciane «paure di morti ed in congreghe diavoli goffi con bizzarre streghe» infangava i difensori del diritto all’eutanasia accusandoli di mentire. Secondo l’opinione del denigratore di turno, dai barbari paesi nordici giungerebbero «notizie allarmanti»: il nemico è alle porte perché la liceità del ricorso all’eutanasia solleverà lo Stato dall’obbligo di assistere i malati terminali e anzi lo indurrà ad eliminare ope legis le «vite non degne di essere vissute» attraverso un’eutanasia non consensuale, generalizzata.
Per riportare faticosamente il dibattito sul piano del decoro che l’argomento merita, gioverebbe ricordare che i «barbari» che garantiscono questa facoltà, sono Svizzera, Belgio, Olanda e Danimarca – notoriamente tra i più retrivi e arretrati del mondo occidentale – e che Germania e Svezia tollerano pur senza approvare. Sappiamo inoltre che anche nel nostro Paese si praticano eutanasie; eutanasie silenziose, per non incappare nelle maglie di una giustizia arcaica e perché la pietà è una virtù che alberga anche nei cuori della classe medica.
Il signor Gabrielli confonde abilmente diritti individuali e obblighi sociali. Quando i «bugiardi» vinceranno questa battaglia di civiltà – perché la vinceremo – nessuno di quelli che egli accusa di «coprire l’odore della morte» pretenderà di conculcare i suoi diritti, di distorcere le sue opinioni, che io rispetto nella stessa misura in cui lui non rispetta le mie. Quando arriveremo al gran momento delle scelte, nessuno impedirà ai credenti di seguire i loro principi, e io vorrei che nessuno violasse i miei, crocifiggendomi a dogmi che non riconosco e permettendomi di lasciare questo mondo con dignità.
Dino De Marco