Biotestamenti guerra di “mozioni”

IL GAZZETTINO (Udine) 03/05/2011 – Biotestamenti guerra di “mozioni”

UDINE – I sostenitori della mozione sul registro dei biotestamenti erano arrivati preparati. Un fogliocartello con la scritta 780: i giorni che ci sono voluti prima che la mozione venisse discussa («Una cosa per me incomprensibile essendo Udine la città che ha dato aiuto a Beppino Englaro in una situazione molto più difficile», ha detto Cinzia Gori, portavoce del coordinamento laico nazionale, che sta preparando una manifestazione in città).

E un nastro arancione, simbolo «della battaglia nei confronti del decreto Calabrò». Quel nastro, al braccio, l’ha messo anche Federico Pirone, che ha presentato in aula la mozione proposta quasi 25 mesi prima assieme ai colleghi Peratoner (nel frattempo dimessasi) e Torretta. Ma l’”investitura” non sembra averlo messo al riparo dal “fuoco amico”, arrivato sotto forma di un emendamento, firmato da Freschi, Maio e Del Torre del Pd, che (nella prima versione) sostituiva completamente il testo della mozione. Il “testo-bis”, per Pirone era un «disimpegno del Comune a fare il registro dei biotestamenti: il Palazzo non si assume più la piena responsabilità, ma la scarica sui notai». E pure l’assessore Croattini non ha nascosto qualche perplessità, chiedendo se «l’Ordine dei notai è stato sentito ed è disponibile a istituire il registro» e quanto sarebbe costata la gestione.

I promotori della mozione-madre non hanno mollato l’osso, per quanto Carmelo Spiga del Pd abbia tentato di convincerli che, facendo istituire il registro ai notai, si sarebbe meglio garantita «la piena laicità» della cosa «per non dare l’impressione che il Comune voglia fare opera di convincimento sui cittadini». «È vergognoso quello che vogliono fare con la mozione Pirone», ha detto Corrado Libra dell’Associazione Coscioni, che già a inizio serata aveva fatto balenare l’ipotesi-referendum. Per Andrea Castiglione l’emendamento era «insoddisfacente e evidentemente frutto di compromessi interni». E non è passato sotto silenzio il tentativo (segnalato da Dordolo) di non votare la mozione Pirone (su cui si temeva la spaccatura della maggioranza), facendo arrivare allo scrutinio solo l’emendamento. «È la prima volta che vedo un emendamento che sostituisce del tutto un testo», ha detto Arpino.

Con lui anche Ortis, convinto che andasse trattato come «un’altra mozione». Ma il presidente Cortolezzis (per cui il “testo bis” sarebbe stato «più leggibile») ha tenuto la barra sulla dizione “emendamento”, chiedendo a Freschi di riformulare il suo testo. Le frizioni in maggioranza, però, sono venute alla luce lo stesso prima del voto (e della proposizione di altri emendamenti). Marion del Pd, a quanto riferito, avrebbe annunciato che avrebbe votato per la mozione-Pirone. Per un “sì” si sono detti anche i leghisti Dordolo e Zelè. Interessante la lettura di Alberto Bertossi: «Perché queste tensioni in maggioranza? Perché è una scelta che nasce dalla vicenda di Eluana e dalle decisioni prese dal sindaco allora senza condividerle in maggioranza».

Camilla De Mori

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